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Christus Vivit, un’Esortazione apostolica priva di indicazioni operative

Christus Vivit : tante cose belle ma senza indicazioni operative. Il Sinodo aveva fatto meglio.

[ English ]

L’Esortazione Apostolica Postsinodale Christus Vivit   è di faticosa lettura. La sua lunghezza, 299 paragrafi, non solo rende difficile al cristiano “di base” (e tanto più al giovane abituato alla comunicazione immediata degli smartphones) l’accesso al suo messaggio ma non permette di identificare facilmente i suoi  passaggi centrali. Alcune parti trattano tematiche generali che hanno riferimento solo indiretto a problematiche tipicamente giovanili. Bisogna  poi tenere presente che questo documento  si ispira a un Sinodo la cui composizione, soprattutto su una tematica di questo genere,  abbiamo severamente criticato. Esso era composto da prelati anziani, maschi e celibi insieme a pochi giovani esterni e a poche donne con lo status di chi non poteva votare. L’argomento poi era costituito da una categoria molto sociologica, quella dei giovani appunto,  distribuita sulla generalità dell’umanità e che dava occasione e pretesto per parlare di tutto, da problematiche di tipo psicologico o sociale, a questioni più direttamente di Chiesa, fino alle linee di tendenza della convivenza umana verso il futuro.

 

Detto ciò, il testo dell’Esortazione, più che in altri casi, mi sembra  si rifaccia ampiamente ai contenuti del documento finale del Sinodo, riprendendone molti brani  e punti di vista che non sono stati teneri nel giudicare la situazione ecclesiale.  Il paragrafo 40 dice che i giovani “non chiedono nulla alla Chiesa perché non la ritengono significativa per la loro esistenza”, il paragrafo 41 lamenta la mancanza di ascolto dei giovani e il  42  riconosce apertamente i torti della Chiesa nei confronti della legittima rivendicazione delle donne, denunciando l’autoritarismo maschilista.  Nel capitolo terzo si fanno presenti le grandi differenze delle condizioni  giovanili nel mondo; ci sono “molte gioventù”. Si riprendono poi  tutte  le riflessioni sull’ambiente digitale , con gli aspetti positivi e con quelli problematici, si fa un’analisi della questione migranti con parole molto dure  e infine si denuncia il clericalismo e i diversi tipi di abuso (“ di potere, economici, di coscienza, sessuali”) . Mi sembra che le parole sugli abusi sessuali siano decisamente più severe di quelle generiche del documento finale del Sinodo.  I capitoli quinto e sesto contengono una serie di esortazioni che sollecitano il meglio possibile  dalla condizione giovanile. Essa deve essere   il  tempo dei sogni, delle scelte e del coraggio,  dell’ “amicizia sociale”, dell’impegno politico per il cambiamento, dei percorsi di fraternità,   della voglia di vivere e di sperimentare. Fa seguito   la messa in guardia dalla colonizzazione culturale, soprattutto nei confronti dei paesi emergenti e dalla cancellazione delle differenze culturali ed etniche e infine pone il problema del rapporto tra le generazioni  e  del  passato con il presente. Il capitolo settimo tratta della pastorale giovanile. Esso contiene un insieme di analisi e proposte che vogliono rovesciare molti tradizionalismi e forme pastorali asfittiche. Si parla di protagonismo giovanile  (“giovani, non osservate la vita dal balcone”), di spazi  adeguati nei luoghi di Chiesa, di esperienze di gruppo, di iniziative a  tutto campo anche fuori dal consueto (sport, musica, teatro, ambiente)  e aperte a tutti. Parole esplicite  di autocritica sono usate nei confronti delle istituzioni scolastiche ,  “alcune scuole cattoliche sembrano essere organizzate solo per conservare l’esistente”. Così “molti giovani al momento della loro uscita da alcune scuole trovano una insormontabile discrepanza tra ciò che è stato loro insegnato e il mondo in cui si trovano a vivere”. Per riassumere quella che appare come la proposta di un “nuovo corso”,  l’Esortazione parla di “pastorale giovanile popolare”. Nella parte finale del documento c’è un richiamo alla sessualità come dono di Dio ed una forte proposta del matrimonio e della famiglia che “continua a rappresentare il principale punto di riferimento per  i giovani”.

Mancanza di indicazioni operative   

L’opinione che avevamo espresso alla conclusione del Sinodo era moderatamente positiva. Infatti avevamo letto nel documento finale (anche quello un testo interminabile, 167 paragrafi)  dei  percorsi pastorali praticabili, leggendoli  dal nostro punto di vista che è  quello del rinnovamento profondo della Chiesa. Mi accorgo che, dopo tante analisi ed opinioni interessanti riprese nell’Esortazione, mancano le indicazioni concrete che pure erano state proposte. Di qui la preoccupazione che si continui a girare a vuoto. Andiamo per punti.

Il documento sinodale non usa parole generiche nel proporre la sinodalità: tutti i soggetti ecclesiali devono concorrervi attivamente e, per quanto riguarda i giovani, deve essere prevista la loro partecipazione nei luoghi di corresponsabilità nelle Chiese locali, nelle Conferenze episcopali  (la proposta è quella di “direttorio di pastorale giovanile”)   e nella Chiesa universale, ipotizzando anche un organismo di rappresentanza dei giovani a livello internazionale in Vaticano. Questa ipotesi   non è stata ripresa nell’Esortazione apostolica.

Sulle questioni etiche, sessuali  e della famiglia ho l’impressione che siamo a zero. Eppure nel Sinodo era emerso  con forza che su queste questioni c’è una separazione tra la sensibilità giovanile e l’insegnamento della Chiesa. “La morale sessuale è causa di incomprensione e di allontanamento dalla Chiesa perché percepita come spazio di giudizio e di condanna”. Al Sinodo si era chiesto, come minimo, una ricerca teologica e antropologica su questa tematica, in particolare su quella della identità sessuale.  La proposta non è stata ripresa. In questo modo tutta la questione “sessualità”  rimane congelata. Partendo dal silenzio sul problema dell’omosessualità e sulle  coppie omo, che aveva caratterizzato anche i due sinodi sulla famiglia e la Amoris Laetitia, si era però scritto nel documento sinodale che le persone omosessuali andavano “accompagnate” nella Chiesa (cioè accolte). Era un passo  in  avanti, già avviene in non poche situazioni. Nell’Esortazione non se ne parla. Il problema della contraccezione  non era stato sollevato al Sinodo , né, ovviamente, è stato  ripreso nella Esortazione  ma era stato posto con  forza nei due incontri presinodali composti da giovani.

La questione che da subito è stata la  più contestata  riguarda la condizione della donna nella Chiesa. Nel documento del Sinodo c’era, nei suoi termini generali, la denuncia del maschilismo nella Chiesa ma ben poco sulla violenza psichica e fisica nei confronti delle donne (comprendendo in questa categoria anche la schiavitù sessuale e  la prostituzione). Il Sinodo aveva chiesto però “con grande  forza una riflessione sulla condizione e il ruolo delle donne nella Chiesa”  “come un obbligo di giustizia” e aveva scritto : “Una Chiesa che cerca di vivere uno stile sinodale non potrà fare a meno di riflettere sulla condizione e sul ruolo delle donne al proprio interno… Un ambito di particolare importanza a questo riguardo è quello della presenza femminile negli organi ecclesiali a tutti i livelli, e della partecipazione femminile ai processi decisionali ecclesiali” anche se nel rispetto del ruolo del ministero ordinato. Una affermazione così perentoria e impegnativa, insolita in testi ecclesiastici, era tale da essere stata subito individuata come caratterizzante  le conclusioni  del Sinodo e quindi difficilmente ignorabile. La consideravamo un passo in avanti  urgente, atteso e indispensabile. Ma l’Esortazione la ignora . Si colloca al confine tra l’umoristico e l’irricevibile la risposta del Card. Lorenzo Baldisseri, segretario del Sinodo, che, sollecitato da un giornalista, ha detto  in conferenza stampa, a proposito del ruolo delle donne in processi decisionali,  che “il papa non poteva scrivere ogni cosa che c’era” (nel documento finale del Sinodo) .

Questa impresa di papa Francesco è stata portata avanti con coraggio e con la volontà di “fare” una Chiesa in uscita, di cui i giovani dovrebbero essere non gli assenti ma i protagonisti. Se le strutture ecclesiastiche non si mettono di traverso.

Roma 4 aprile 201


Christus vivit:may be autfil things but without any actions: The Synod did better

The PostSynodal Apostolic Exhortation Christus Vivit is a difficult read. . Its length, 299 paragraphs, not only makes it difficult for the Christian from the pew (and especially to the young person accustomed to immediate notices on smartphones) to access messages and you cannot easily identify the main points. Some sections deal with general themes that have only indirect reference to the typical problems of young people.We must also keep in mind that this document is inspired by a Synod whose composition, particularly on an issue like this we have severely criticized.  It was composed of  elderly, male and unmarried prelates together with a few young people and a few women, none of whom had a vote. The topic took a very sociological aspect, that of youth distributed in humanity and which gave occasion to talk about everything, from psychological or social problems, to issues more directly related to the Church, up to the outlook for human coexistence in the future.Having said this, the text of the Exhortation, more than in previous cases, seems to refer closely to the contents of the final document of the Synod, echoing many passages  and points of view that did not hesitate to judge the ecclesial situation.  Paragraph 40 says that young people “do not ask the Church for anything because they do not consider it significant for their existence”, paragraph 41 complains about the lack of listening to young people and 42 openly recognizes the wrongs of the Church against the legitimate claims of women, denouncing male dominated authoritarianism. The third chapter sets out the very different conditions young people face in different parts of the   world; there are “many youths”. Then there are reflections on the digital environment , with the positive and the problematic aspects;an analysis of the question of migrants is made with very harsh words, and finally clericalism and various types of abuse are denounced (“of power, economic, conscience, sexual”). It seems to us that the words on sexual abuse are decidedly more severe than the generic ones in the final document of the Synod. The fifth and sixth chapters contain a series of exhortations which seek the best from young people. It must be the time of dreams, of choices and of courage, of “social friendship”, of political commitment to change, of paths of fraternity, of the will to live and to experiment. There follows  a warning against cultural colonization, especially in emerging countries and the elimination of cultural and ethnic differences  and finally addresses the problem of relations between generations and the past with the present.  The seventh chapter deals with youth pastoral issues.   It contains a set of analysis and proposals that seek to overturn many traditional and tired pastoral forms. The text talks about youth protagonism (“young people, do not observe life from the balcony”), of appropriate spaces in the Church, of group experiences, of wide-ranging initiatives even outside the usual (sport, music, theatre, environment) and open to all. Explicit words of self-criticism are used against educational institutions, “some Catholic schools seem to be organized only to preserve the past”.  Thus “many young people at the time of their leaving school find an insurmountable discrepancy between what they have been taught and the world they live in”. To summarize what appears to be the proposal for a “new deal”, the Exhortation speaks of “popular youth ministry”.  In the final part of the document there is a call to sexuality as a gift from God and a strong proposal of marriage and the family that “continues to represent the main point of reference for young people”.

Lack of operational indications    

The opinion we expressed at the conclusion of the Synod was moderately positive. In fact we had read in the final document (a text of 167 paragraphs) of practical pastoral paths, reading them from our point of view which is that of the profound renewal of the Church. We realize that, after a lot of interesting analysis and opinions in the Exhortation, the concrete actions that had been proposed are lacking.Hence the concern that people will continue to run in circles. Andiamo per punti. Let’s go for points.

The synodal document does not use generic words in proposing synodality: all ecclesial subjects must actively compete with it and, as regards young people, their participation in places of co-responsibility in the local Churches, in Episcopal Conferences must be foreseen (the proposal is that of “Youth pastoral directorate”)  . and in the universal Church, also hypothesizing an organisation representing young people at the international level in the Vatican. This hypothesis was not taken up in the Apostolic Exhortation.

On ethical, sexual and family issues, we have the impression that we are at point zero. Yet in the Synod it had emerged with force that on these issues there is a difference between youthful sensitivity and the teaching of the Church. “The problem with sexual morals is because of a misunderstanding and estrangement from the Church because they are perceived as a judgmental space and a condemnation”. The Synod called, at a minimum, for theological and anthropological research on this issue, especially on that of sexual identity.  This proposal was not taken up. In this way the whole “sexuality” issue remains frozen. Starting from the silence on the issue of homosexuality and on gay couples, which had also characterized the two synods on the family and Amoris Laetitia, however, the synod document stated that homosexual persons be “accompanied” in the Church (i.e. accepted).  It was a step forward, already happening in many cases. This is not mentioned in the Exhortation. The problem of contraception was not raised at the Synod, nor, obviously, was it taken up in the Exhortation but it had been forcefully raised in the two presynodal meetings composed of young people.

The question that was the main headline concerns the situation of women in the Church.  In the document of the Synod there was, in its general terms, the denunciation of male chauvinism in the Church but very little about psychic and physical violence against women (including sexual slavery and prostitution in this category). The Synod called, however, “with great force for a reflection on the status and role of women in the Church” “as an obligation of justice” and wrote “A Church that seeks to live a synodal style must reflect on the condition and role of women internally. An area of ​​particular importance in this regard is that of the presence of women in ecclesial bodies at all levels, and of female participation in ecclesial decision-making processes” while respecting the role of ordained ministry. A statement so peremptory, unusual in ecclesiastical texts, was such as to have been immediately identified as characterizing the conclusions of the Synod and therefore difficult to ignore. We considered it an urgent step forward, appropriate and indispensable. But the Exhortation ignores it. . It blurs the boundaries. It is between the comic and the inadmissible the response of Cardinal Baldisseri, Secretary of the Synod, which, prompted by a reporter about the role of women in decision-making, he told on press conference, that “The Pope could not write everything that was there” (in the final document of the Synod).

This enterprise of Pope Francis was carried out with courage and with the will to “make” an outgoing Church, in which young people should not be absent but be the protagonists. If the ecclesiastical structures do not get in the way.

Rome, 4 April 2019                         Noi Siamo Chiesa