"Osservazioni di "Noi Siamo Chiesa"
sull'<Instrumentum laboris> predisposto per l'assemblea speciale per
l'Europa del Sinodo dei Vescovi
Roma, settembre 1999
Nella prefazione all'<Instrumentum
laboris> ( IL) il Segretario generale del Sinodo dei Vescovi Card.Jan
P. Schotte afferma che questo documento è stato pubblicato per favorire
" la partecipazione di tutti i fedeli nel processo sinodale". Sollecitati
da questo invito esponiamo alcune sintetiche considerazioni ed alcune proposte
che, coinvolti in questo importante momento della vita della Chiesa
cattolica, ci permettiamo sottoporre all'attenzione dei membri del
Sinodo, di quanti ne seguiranno i suoi lavori o di quanti vi sono comunque
interessati. Siamo indotti a ciò dalla responsabilità che
ci siamo assunti dall'inizio, come movimento di "Noi siamo Chiesa",
di contribuire a dare voce a posizioni non solo propositive ma critiche
che sono diffuse nella nostra Chiesa anche se hanno difficoltà a
farsi conoscere.E' per questo che dal 7 al 10 ottobre a Roma (S.Severa)
si riunirà il Forum europeo del "Movimento Internazionale Noi Siamo
Chiesa" (IMWAC) e della "Rete europea Chiesa in libertà " su "Speranze
condivise per un'Europa comune"
A) L'analisi della situazione
della Chiesa e della società
L'<Instrumentum laboris>
nella prima parte risente in modo evidente delle analisi che
le Conferenze episcopali europee hanno fatto della situazione della
Chiesa cattolica e della società e che hanno sottoposto all'attenzione
della segreteria del Sinodo che su ciò le aveva interpellate
esplicitamente quando ad esse furono inviati i "Lineamenta". Queste analisi
ci sembrano interessanti, ci sembrano in gran parte condivisibili
e tali da costituire un patrimonio comune da cui partire per il grande
compito che ci sta di fronte, quello di pensare ad una
nuova predicazione dell'Evangelo nei paesi del nostro continente
.
I cambiamenti sociopolitici
dal 1989 in poi, le difficoltà a pervenire ad assetti democratici
stabili dopo le grandi speranze successive alla caduta
del muro di Berlino, lo svilupparsi ad Est di fenomeni sociali negativi,
la globalizzazione dell'economia, la diffusione di condizioni e di modelli
di vita che hanno trasformato profondamente le culture ed i rapporti sociali
precedenti ....sono le realtà complesse ed importanti, in
parte impreviste, che condizionano anche la difficile azione di ripresa
della normale vita delle comunità ecclesiali nei paesi dell'Est
e la continuazione della trasmissione del messaggio di fede nei paesi dell'Ovest.
I problemi della Chiesa
di fronte agli aspetti negativi della secolarizzazione, la condizione di
"minoranza" della Chiesa cattolica ( e delle Chiese) ed i suoi problemi
interni ( crisi delle vocazioni, inadeguatezza del linguaggio, scarso
ruolo dei laici in asfittiche comunità parrocchiali, attivismo,
scarsa considerazione delle donne ....) sono ormai consapevolezza
diffusa anche se gli aspetti positivi non mancano ( risveglio della domanda
di religiosità, fede più personale e meno consuetudinaria
...) e vengono giustamente ricordati nell'<Instrumentum laboris>.
In questo panorama complesso
e difficile l'IL afferma la necessità di una nuova evangelizzazione
richiamandosi nella seconda parte all'ispirazione di fondo della
nostra fede.
Nella terza parte il documento
presenta i suoi limiti quando cerca di proporre qualche ipotesi su
quanto la Chiesa può cercare di fare . Dice il Card. Schotte:
"l'IL è un documento di preparazione. Non deve essere considerato
come un'anticipazione delle conclusioni dell'assemblea sinodale ".
Noi auspichiamo che i Padri sinodali non perdano l'occasione,
alla fine del millennio e nel continente che è stato il centro del
cristianesimo negli ultimi mille anni, di affrontare con coraggio
i problemi della Chiesa anche imboccando strade nuove che già ora,
con le iniziative e con le parole, molti fratelli e molte sorelle nella
fede cercano di indicare nelle nostre parrocchie, sulle nostre riviste,
nei nostri conventi, in tutti i luoghi formali o informali dove il popolo
dei credenti prega, si incontra e cerca di agire per testimoniare Cristo.
Non può essere un
Sinodo di ordinaria amministrazione in semplice attesa di cambiamenti nella
vita interna della Chiesa cattolica.
B) La riforma della Chiesa
cattolica
La necessità della
riforma della Chiesa cattolica, auspicata e proposta da Giovanni
XXIII, è emersa con grande chiarezza nel Concilio Ecumenico
Vaticano II; alcune delle fondamenta necessarie per questa
riforma vi furono poste sia per quanto riguarda la vita interna (
Chiesa popolo di Dio, collegialità episcopale, riforma liturgica,
ruolo dei laici, libertà religiosa, primato della coscienza) che
i rapporti con le altre confessioni cristiane (" Unitatis redintegratio"),
con le altre religioni in particolare con l'ebraismo ( "Nostra aetate"
e "Ad gentes" ) e con il mondo ( "Gaudium et spes") . La riforma,
appena avviata dopo il Concilio, si è ben presto arenata .
Anzi è convinzione diffusa che la Chiesa, davanti a questa
difficile fase storica di fine millennio, è ferma o è
addirittura in una fase di arretramento nonostante quanto possa apparire
di diverso nell'immaginario collettivo o sui mass-media. Problemi
nuovi vengono posti senza che essa sappia dare una risposta adeguata o
almeno si metta umilmente in ricerca invocando lo Spirito e
non attendendo indicazioni dalle proprie gerarchie.
Il problema dei presbiteri
si pone tra i primi. E' dovere principale della Chiesa celebrare i sacramenti.
Ma la legge del celibato obbligatorio per i sacerdoti incrina la credibilità
della Chiesa . Il crollo delle vocazioni soprattutto nel nostro continente
dovrebbe indurre a restituire al celibato il suo significato di generosa
scelta volontaria agli occhi di Dio e permettere, con la ordinazione
di viri probati, una vita più regolare delle comunità
cristiane ora spesso carente di clero.
I laici vedono la
loro funzione mortificata e spesso sono considerati una realtà
marginale negli orientamenti delle comunità mentre invece acquisiscono
sempre di più un ruolo indispensabile nella vita quotidiana delle
parrocchie .
Le donne stanno invano
ponendo il problema del loro accesso ai ministeri senza che si proponga
loro alcuna argomentazione che non sia quella fondata sulla tradizione
della chiesa mentre gli orientamenti della ricerca teologica vanno in direzione
del tutto opposta ( si legga il n.3 di "Concilium" di quest'anno).
Un altro grande motivo di
incomprensione è quello della posizione ufficiale della Chiesa su
temi che riguardano la sessualità . Il divieto della contraccezione
appare incomprensibile e non è condiviso neanche dalla maggioranza
del clero. La riammissione al sacramento del matrimonio dei cristiani divorziati
è praticato da tutte le chiese evangeliche e dalla chiesa
ortodossa .
La pastorale nei confronti
degli omosessuali è di fatto fondata sulla esclusione e non sull'accoglienza
e sulla considerazione fraterna del vissuto concreto del fratello
o della sorella che si trova in questa particolare condizione.
E' troppo aspettarsi che
i Vescovi in questo Sinodo pongano senza ambiguità, con chiarezza,
i problemi con cui vengono a contatto quotidianamente nella loro attività
pastorale?
Nell'IL questi problemi
vengono ignorati. Affrontarli con spirito evangelico senza la rigida ripetizione
di quanto già detto sembra una delle condizioni per una ripresa
di credibilità di una Chiesa-popolo di Dio che progetta
una nuova evangelizzazione guardando allo spirito di carità e di
verità piuttosto che a norme ed a pratiche pastorali considerate
immutabili quando invece la storia della Chiesa ci dice altro.
Il problema dei problemi,
intrecciato con quelli esposti, riguarda i rapporti tra le Diocesi e tra
tutti i credenti e il magistero centrale della Chiesa. In questa
fase conclusiva del papato di Giovanni Paolo II le spinte all'accentramento
ed all'autoritarismo si sono fortemente intensificate fino a manifestazioni
che saranno sicuramente riconsiderate in futuro ma che ora suscitano perplessità
e malessere a volte profondo . Richiamiamo, senza commenti tanto i contenuti
sono evidenti, la lettera apostolica "Ad tuendam fidem" sulla professio
fidei, quella "Apostolos suos" sulla autorità delle
Conferenze episcopali e l"Istruzione sulla collaborazione dei fedeli
laici al ministero dei sacerdoti" .
La parola del Papa è
enfatizzata, quasi sacralizzata ; nello stesso IL Papa Giovanni Paolo
II viene citato 66 volte ! Ciò rende più difficile conoscere
e valorizzare le tante voci e le tante esperienze di vita cristiana
nel nostro continente ( che non si trovano ricordate nell'IL)
.
Le nomine dei Vescovi, lasciate
ad una insindacabile e segretissima istruttoria della Curia vaticana
con l'esclusione di qualsiasi forma di partecipazione del clero e del popolo
della Diocesi interessata, hanno più volte provocato nel nostro
continente e altrove situazioni incresciose, note a tutti.
Il sistema va modificato.
La riforma della Chiesa
è necessaria, bisogna cominciare a discuterne apertamente
e con coraggio nelle sedi più ufficiali cercando di frenare o di
fermare l'arretramento o la deriva che continua da anni e che ha spento
gran parte degli entusiasmi che nella chiesa e fuori erano nati dopo il
Concilio .
Ci sembra che non si debba
lasciare questioni di così grande rilevanza solamente alle
pur importanti discussioni tra il Card. Konig ed il Card. Ratzinger
.
Nessuno di noi si illude
che sia sufficiente qualche riforma della Chiesa per tentare una
nuova evangelizzazione che si trova di fronte ai grandi problemi
posti dai cambiamenti di questi anni e alla diffusione inarrestabile di
una società secolarizzata . Noi però possiamo proporre
di più il Vangelo della misericordia e della comunione; per
il resto è lo Spirito che agisce dove e come crede aldilà
delle strutture, del diritto canonico, delle opinioni dei Vescovi
(e delle nostre critiche ! ).
C) L'unità dei
cristiani nella diversità
L'IL, sulla questione
dei rapporto con le altre confessioni cristiane, è ben consapevole
" che la mancanza di unità dei cristiani indebolisce la comune testimonianza
della fede" ( par. 60 ) e constata che ci si trova di fronte
a un momento di crisi del cammino ecumenico.
Ci sembra che complessivamente
la posizione contenuta nell'IL sia generica, solo formalmente attenta
ai due momenti centrali costituiti dalle Assemblee ecumeniche europee
di Basilea e di Graz e del tutto evasiva sulle cause di fondo delle difficoltà
.
In sede di bilancio
della storia della Chiesa la divisione tra i cristiani appare in tutta
la sua gravità alla fine del millennio in cui sono avvenute le due
grandi rotture nella comunità dei credenti che per mille anni
era stata unita. E' nel cuore dell'Europa che si pone il problema dell'unità
dei cristiani;
è qui che è
nata la Riforma , è qui che si pongono problemi nuovi dopo il 1989
nei confronti delle Chiese ortodosse .
Il Sinodo dei Vescovi non
può non affrontare le responsabilità di parte cattolica
per quanto riguarda lo stallo del processo ecumenico. Una delle cause
fondamentali ( qua e là accennata nell'IL ) consiste nel proselitismo
cattolico ad Est in particolare da parte di movimenti e ordini religiosi
che sono andati alla "conquista" di quei paesi . Per il resto a fronte
dell'<ecumenismo di popolo> di Basilea e di Graz, importante ma minoritario,
restano problemi relativi soprattutto agli orientamenti prevalenti nella
Curia vaticana ed alle decisioni di Giovanni Paolo II. Esse creano difficoltà
a tutti e devono essere fatte presenti con chiarezza.
Un Giubileo dichiarato e
gestito in modo unilaterale, una pratica dell'autorità del
Vescovo di Roma in contraddizione con lo spirito del Concilio, i recenti
già ricordati documenti sulla vita interna della Chiesa, la chiusura
rispetto all'intercommunione, le canonizzazioni a getto continuo ......
sono fatti pesanti e che non erano e non sono inevitabili.
Essi sono in contraddizione con la prossima
( 31 ottobre) firma congiunta
con i luterani della "Dichiarazione sulla giustificazione" . Un passo
avanti e due indietro (come la recentissima riproposizione della
prassi e della dottrina delle indulgenze quasi sfidando le chiese della
Riforma ) senza una consapevolezza adeguata di quanto la ricerca dell'unità,
anche accettando delle differenze, sia importante. Se si andrà
nella direzione della riforma della Chiesa riprenderà anche rapidamente
il cammino ecumenico.
Auspichiamo che il Sinodo
dei Vescovi non si rassegni al fatto compiuto, cioè
ad una fase di stasi completa per tutto l'anno giubilare e
magari anche oltre dei rapporti con le sorelle ed i fratelli delle altre
Chiese . E'questo infatti ciò che si preannuncia.
D) I rapporti col "mondo"
ll par.51 dell'IL correttamente
non condivide il fin troppo diffuso richiamo generale e acritico all'anima
cristiana dell'Europa; esso invece afferma :" è più
accettabile dire che possono essere tuttora rintracciate delle profonde
radici cristiane nella storia e nelle vicende d'Europa".
Ci sembra si apra la possibilità,
a partire da questa constatazione, di una laica analisi che non dia spazi
a giudizi enfatici o trionfalistici o esclusivi sul ruolo del cristianesimo
in mille anni di storia europea. In particolare questo secolo, il più
drammatico di tutti , esige un esame di coscienza
sul ruolo che i cristiani e la Chiesa cattolica vi hanno svolto.
La polemica è aperta
nel mondo cattolico perchè c'è chi sostiene che la Chiesa
non ha molto di cui pentirsi ( e in particolare il suo pentimento dovrebbe
avvenire parallelamente a quello degli antagonisti della Chiesa)
e che comunque ogni esame di coscienza deve essere fatto tenendo conto
del contesto in cui peccarono i figli della Chiesa.
Noi pensiamo, sul versante
opposto della discussione, che il pentimento non può essere
un atto generico, ambiguo, riferito solo a fatti lontani nel tempo sui
quali c'è un giudizio storico consolidato ed inequivocabile ( per
esempio sulle Crociate, sulla condanna di Galileo, sulle guerre di religione...).
Deve cioè la Chiesa esaminare con prudenza ma con decisione
alcuni grandi avvenimenti di questo secolo senza aver paura di prendere
atto delle sue debolezze, dei suoi errori, dei suoi tradimenti. Troppe
sono state le mostruosità di fronte a cui la Chiesa e i cristiani
o hanno taciuto o si sono compromessi. Può il Sinodo porre
senza timidezze il problema dell'esame autocritico della presenza dei cristiani
e della Chiesa in questo secolo sapendo che andare in questa direzione
è un motivo di credibilità come nessun altro ?
L'IL non procede su questa strada che noi auspichiamo; non vi si
trova traccia (se non astratta e generica) di una riflessione critica
sulle vicende di questi decenni. Un pentimento che non sia la base per
una trasformazione dei propri comportamenti, per una metanoia
condivisa e diffusa nella cristianità europea ( protagonista della
storia di questo millennio e di questo secolo ) ci farebbe trovare
all'inizio del nuovo millennio in una situazione non cambiata.
Il Giubileo sarà
allora passato invano, sarà stato solo l'occasione, che già
molti ora temono, per grandi cerimonie, per grandi pellegrinaggi, per grandi
adunate, per grandi spese.
Ci fa temere che, per la
generalità del popolo cristiano della vecchia Europa, si vada nella
direzione del trionfalismo e dell'assenza di riflessione autocritica l'assenza
nell'IL di una vera riflessione sulle grandi questioni che l'Europa
e le sue istituzioni ( Unione europea e Stati nazionali) hanno di fronte.
Sono i problemi della pace e della guerra che hanno coinvolto i paesi
europei in questi mesi, del rapporto tra un continente abbastanza
ricco (ma con molti problemi) e gli sterminati bisogni dei paesi
della povertà e della dipendenza .
Almeno la completa remissione
del debito ai paesi poveri può essere indicato in modo
rinnovato e mobilitante come obiettivo immediato e di tutti per i prossimi
mesi . Ma di ciò l'IL quasi non parla . Si possono ignorare
le responsabilità rispetto alle questioni irrisolte dello
sviluppo, dei diritti umani, della pace nella vita quotidiana del cristiano
e nell'azione politica ? si può tacere ?
I problemi posti sono concatenati
: la riforma della Chiesa cattolica è condizione per il progresso
del cammino ecumenico, una Chiesa diversa e l'unità dei cristiani
nella diversità sono le condizioni per ripensare
alla storia della Chiesa e per un maggiore impegno, ispirandosi all'Evangelo,
per la pace e per la giustizia. E tutto può dare credibilità
alla nuova evangelizzazione di cui cerchiamo di essere uno strumento dello
Spirito che preghiamo di assisterci.
Potrà il Sinodo non
andare in queste direzioni ?
NOI SIAMO CHIESA
(sezione italiana dell'IMWAC-
International Movement We Are Church) Roma settembre 1999
Per informazioni :
e-mail < vi.bel@iol.it >,
tel 022664753 oppure O656470668
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