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Ridare speranza all' Europa

Proposta di dichiarazione conclusiva per l'incontro di IMWAC, 
S.Severa-Roma 7-10 ottobre 1999

1. Nell'attesa del nuovo

1.1 " Nella strade d'Europa,l'appello al rinnovamento non smette di amplificarsi":  questa affermazione del Cardinale Miloslav Vlk ,arcivescovo di Praga, ci insegue senza sosta. 
Si sente il vento del cambiamento soffiare nelle cattedrali,  nelle fabbriche,  nelle scuole e nelle case. Esso porta l'appello all'unità e alla pace, alla libertà ed alla autonomia, alla responsabilità, alla solidarietà e alla speranza. Dall'alba della sua storia, il continente europeo si caratterizza per la violenza delle sue opposizioni,  per l'alternanza di sanguinose atrocità e di movimenti di liberazione i cui protagonisti sono stati sia cristiani che non cristiani. 
Oggi,  l'Europa si caratterizza per le sue grandi differenze sia intellettual che spirituali ; 
i cristiani non sono che una minoranza.Troppo spesso la Chiesa cattolica non risponde a questa sfida che lamentandosi della " malvagità del mondo" e reclamando l'esclusività dottrinale  fino al punto di sfiorare l'irrealismo. In questo tempo di cambiamenti spettacolari  essa pretende di essere la roccia che  non è più, non può più essere, non deve più essere.

1.2  La Chiesa cattolica deve mostrare chiaramente che essa è pronta ad accettare la diversità culturale dell'Europa e a vedervi  un' occasione di formulare con umiltà la propria proposta di fede : Gesù Cristo ci ha mostrato il cammino della salvezza. Ma,  in questo cammino, i cristiani non sono soli e  molti cristiani non lo seguono. La promozione dell'unità e della pace esige il rispetto dell'alterità e l'elaborazione comune di una cultura della conciliazione.

2.Aiutare a costruire la pace

2.1 Da quando ci sono in Europa i cristiani  hanno fatto troppo spesso ricorso alla forza. 
Più e più volte capi militari o semplici soldati  si sono combattuti, giustificando spesso le loro campagne di conversione o di conquista con una  sedicente "missione" consacrata dal "Signore della storia".  Conquiste di conversione o di colonizzazione, crociate e "guerre sante" hanno seminato la devastazione  nei paesi e negli animi. "In nome della verità" milioni di uomini e di donne sono morti nelle camere di tortura o sul rogo. E' vero che  anche il tentativo d'imporre i diritti dell'uomo del 1789 è terminato in un bagno di sangue. 

2.2  Eppure,  sempre in questa Europa in cui potenze ecclesiastiche e secolari concludevano delle alleanze molto profane, alcuni tentativi teologici miranti a "domare" la guerra non hanno smesso di progredire.  Nell'Atene antica,  il primo tentativo per risolvere un conflitto sociale per mezzo del diritto aveva  avuto successo.  Pensatori politici cattolici del XVI secolo,  teologi calvinisti e i fautori non conformisti della legge naturale hanno preparato il terreno sul quale hanno potuto crescere la democrazia ed il diritto internazionale.

2.3 Nessun conflitto armato non deve mai più devastare l'Europa che non dovrà  costituire  mai più una minaccia per alcun paese o per alcun popolo. Non si può più ammettere alcuna guerra civile o contro altri paesi,   a maggior ragione sotto la copertura di motivi religiosi, con lo scopo dell'annientamento dell"altro" campo. Con tutti gli uomini di buona volontà la Chiesa cattolica deve contribuire alla creazione di un ordine sociale che faccia dell'Europa un continente di pace la cui cultura della conciliazione risplenderà aldilà delle sue frontiere. La pace deve diventare contagiosa!

3. Garantire i diritti umani 

3.1 Da sempre la visione del mondo giudeo-cristiana è fondata sulla convinzione che ogni essere umano è fatto ad immagine di Dio ( Gn 1,27) ed ha la stessa dignità di ogni altro .
Con nostra grande vergogna  dobbiamo tuttavia riconoscere che  sono stati necessari dei secoli per cominciare veramente a riconoscere le conseguenze di questa verità. Con il fuoco e con la spada,  cattolici hanno perseguitato uomini e donne di altre confessioni o anche della loro stessa comunità. 

3.2 I conquistatori europei hanno conquistato le Americhe rubando le loro terre alle popolazioni autoctone e privandole della loro dignità. Nel momento della proclamazione dei diritti dell'uomo quasi tutti gli alti dignitari della Chiesa cattolica hanno brillato per la loro aassenza. 
Per un tempo troppo lungo la gran parte di essi ha anche ostinatamente combattuto l'idea dell'uguaglianza dei diritti di tutti gli uomini e di tutte le donne. Almeno oggi la Chiesa cattolica vuole essere  all'avanguardia nella lotta in favore dei diritti dell'uomo a tutti i livelli della società.  Dunque anche nella Chiesa !

3.3 Tra i diritti più importanti c'è il riconoscimento dell'uguaglianza del valore delle donne nella società come nella Chiesa . Per i battezzati nel nome di Gesù Cristo " non c'è più nè ebreo nè greco, nè schiavo nè uomo libero, nè uomo nè donna " ( Gal 3, 28) . Nessun passo della Scrittura nega alla donna battezzata la dignità necessaria ad un ministero ordinato. Non si può trovare alcuna posizione di questo tipo neppure nella dottrina della Chiesa . 

3.4 Donne eminenti hanno regnato sull'Europa ed hanno fatto la sua storia;  innumerevoli spose e madri l'hanno scritta in quanto eroine del quotidiano o vittime di un sistema patriarcale autoritario . Si contano numerose donne tra i profeti della nostra Chiesa : Hildegarde de Bingen, Caterina da Siena, Teresa d'Avila. 
Giovanna d'Arco, la sorella cristiana d'Antigone, è morta  per una causa sacra  .
Nel 787 è una donna, l'imperatrice Irene, che ha convocato il Concilio di Nicea II, il settimo Concilio ecumenico . Il prossimo concilio ecumenico non potrà tenersi senza una partecipazione sostanziale delle donne. La causa delle donne è quella di tutta l'umanità.

3.5 La Chiesa cattolica deve ritornare sul  rifiuto indegno della Santa Sede di firmare oggi ancora la Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo e  deve dimostrare che essa difende senza alcun equivoco i diritti della donna all'uguaglianza nella Chiesa stessa,  e ciò non solo a parole ma nei fatti. 

4 . Salvaguardare la creazione 

4.1 Avendo creato il mondo Dio " considerò la sua opera e vide che essa era molto buona" 
( Gn 1,31). Oggi molti cattolici, preti e laici, giudicano il mondo opera del demonio. 
Senza una riaffermazione gioiosa e sincera del significato della creazione e della storia nessuno vorrà credere che noi vogliamo rendere migliore il mondo . Tuttavia è questa la nostra missione.

4.2 Noi abbiamo interpretato l'ordine di " coltivare e custodire" il giardino dell'Eden (Gn 2,15) come una autorizzazione divina a sfruttarlo senza preoccupazione. 
Europa dei contrasti : è sul nostro continente che si sono sviluppati il diritto e l'economia dello stato moderno,  fondamento della prosperità anche se relativa di tutte le classi e di tutti i gruppi della popolazione. Ma è anche qui che si distruggono  in una misura senza precedenti le condizioni stesse della nostra sopravvivenza spalancando  la porta agli eccessi di uno sviluppo del mercato che priva molta gente del lavoro e  di ogni speranza . 
E' a ciò che noi dobbiamo mettere fine .

4.3 Niente è possibile senza la politica. E non si ha politica senza ricorso al potere. Usando di questo,  cristiani e cristiane devono diventare degli esempi di attenzione agli altri  e di rispetto della loro dignità . Il principio della ripartizione del potere (sussidarietà), del resto difeso dall'insegnamento sociale della Chiesa ma ormai interno alla legislazione dell'Unione Europea  risponde a questa esigenza. Nel 1946, in un'assemblea di cardinali Pio XII affermava che bisognava applicare questo principio anche  "nella vita della Chiesa". 

4.4 La separazione dei poteri nella Chiesa cattolica rafforzerebbe le parrochie e le diocesi e, di conseguenza,  la Chiesa nel suo insieme . Essa permetterebbe delle sperimentazioni a livello locale ( ordinazione delle donne, amministrazione di una parrocchia da parte dei laici, "viri probati", ecc...) prima di estendere le riforme al mondo intero. Essa incoraggerebbe anche delle forme di liturgie creative, artistiche e profetiche capaci di toccare il cuore dei fedeli . La nomina di un vescovo contro la volontà di una parte dei fedeli della diocesi o l'umiliazione di una conferenza episcopale regionale  da parte del Vaticano (come quella recente dell'episcopato tedesco a proposito dei centri di accoglienza per le donne che desiderano abortire) costituiscono delle gravi violazioni del principio di sussidiarietà.

4.5 Nel corso della storia,  la Chiesa ha progressivamente organizzato le sue strutture . 
Nel corso del suo pellegrinaggio essa ha adottato i costumi profani delle differenti epoche . Lungo il corso dei secoli essa ha indossato i segni esterni del potere temporale : vestiti  da cerimonia, titoli, documenti. Essa ha già abbandonato molti di questi segni. Ma, benchè essa conosca la messa in guardia di Gesù contro i grandi di questo mondo :" presso di voi che non sia così" ( Mc 10,43) essa ne conserva ancora alcuni. Gesù condivideva la mensa dei peccatori , non quella dei grandi e dei potenti.

4.6 La Chiesa cattolica ha l'obbligo di applicare il principio di sussidiarietà  non solamente in materia di decisioni amministrative ( nomina dei vescovi, domande di riduzione allo stato laicale ecc...) ma anche nell'annuncio delle verità di fede.
Prima di dichiarare queste verità "definitive" il Papa , così come la Congregazione per la Dottrina della Fede, dovrebbero in collegamento con il Collegio dei Vescovi nel mondo  esaminare qual'è il 
"senso della fede" di tutti i fedeli ( sensus fidelium) poichè " l'insieme dei fedeli non può ingannarsi nella fede"  ( Lumen Gentium 12;  Catechismo della Chiesa cattolica 92). 

5.Confermare la comunione tra le Chiese

5.1 Secondo il documento conclusivo della seconda Assemblea ecumenica di Graz ( giugno'97) "noi abbiamo presentato al mondo lo spettacolo indegno di un cristianesimo diviso". L'opinione ha da tempo richiesto che si metta fine rapidamente a questo scandalo. 
Esistono dei segni di speranza su questo cammino di non-ritorno: la firma della " Dichiarazione comune dei cattolici e dei protestanti sulla dottrina della giustificazione",  i progressi compiuti nel corso delle conversazioni tra teologi cattolici e anglicani e la ripresa del dialogo con i Vescovi ed i patriarchi ortodossi.

5.2 Tuttavia non dobbiamo ignorare i segni di una stasi del movimento  ecumenico.
Le difficoltà di questi tentativi di conciliazione sono tanto più deplorevoli perchè  si sarebbe
potuto evitarli se la Chiesa avesse esaminato con più attenzione le proposte di riforma fatte nel corso dei secoli da individui che essa ha condannato ed eliminato come "apostati" ed "eretici". 
Questa esperienza storica obbliga la Chiesa cattolica a prendere nuove iniziative in materia . 
La preoccupazione ansiosa della "purezza della dottrina" manifesta nel migliore dei casi un'incertezza,  nei peggiori l'arroganza del potere.

5.3 La grande maggioranza dei cristiani e delle cristiane d'Europa hanno in comune il desiderio ardente di condividere la cena .Se il Vaticano insiste perchè sia meglio chiarito il problema dei ministeri tocca alla chiesa cattolica  prendere delle nuove iniziative con coraggio,e perspicacia. Nella sua enciclica "Ut unum sint" il  papa Giovanni Paolo II ha invitato a un "dialogo paziente e fraterno" anche sull'esercizio del ministero petrino. Questo invito non deve cadere nel dimenticatoio.

5.4 La Chiesa di Cristo nel suo insieme ( l'oikumene) ha il dovere di dare dei segni simbolici d'incoraggiamento. Uno di essi potrebbe essere il fissare una data comune per  la celebrazione della pasqua cattolica, riformata e  ortodossa. Si discuteva di questa questione già nell'antichità Non si può più rinviare l'accordo su questa questione .

5.5 L'Europa ha bisogno della riconciliazione dei cattolici, dei protestanti e degli ortodossi . Queste  differenti confessioni hanno conosciuto uno sviluppo storico il cui frutto fa integralmente parte dell'eredità cristiana comune. L'Europa ha anche bisogno che si stabilisca un dialogo con le altre religioni e gli altri  importanti movimenti spirituali.Il dialogo  tra le tre religioni abramitiche : Giudaismo, Cristianesimo ed Islam richiede un'attenzione speciale e molto tatto.

5.6 Noi, cristiani d'Europa, dobbiamo riparare a secoli di persecuzione delle nostre sorelle e dei nostri fratelli ebrei, il cui vertice apocalittico è stato la shoah. A meno di riguadagnare la fiducia degli ebrei, che hanno fecondato lungo i secoli la cultura europea, sarà la radice stessa della nostra vita di fede che resterà inquinata.

5.7 Il nostro radicamento comune in Abramo  ci collega ugualmente ai fedeli di un Islam che ha lui pure segnato la cultura europea medievale e i cui credenti fanno oggi parte integrante della popolazione di quasi tutti i paesi d'Europa . E' nostro dovere dialogare cordialmente con essi , per quanto siano differenti i nostri punti di partenza e per quanto  ne siano inevitabili le ripercussioni. Credere nel modo di Abramo  significa avanzare insieme fiduciosi nella promessa divina senza avere delle certezze sul cammino nè  sulla sua conclusione.

5.8 La Chiesa cattolica deve prendere delle nuove iniziative per stabilire un dialogo ecumenico ed interreligioso. Le divergenze teologiche non devono più essere un ostacolo sul cammino dell'intercomunione. Sarebbe un gesto di grande importanza se il Papa invitasse i capi delle altre chiese cristiane a una  comune celebrazione eucaristica e se i cristiani delle comunità cristiane di tutta Europa potessero accogliere ugualmente i fratelli e le sorelle delle altre denominazioni cristiane.

6. Proclamate semplicemente la gioia di Dio ! 

6.1 Fondandoci sulla nostra fede e sulla nostra speranza noi siamo fiduciosi nel raggiungimento del nostro obiettivo  finale. Dio è l'alfa e l'omega della nostra esistenza, il suo inizio e il suo compimento,  la sua ispirazione ed il suo senso ultimo. Questo Dio che è un Dio della vita che chiama  tutti gli esseri umani alla "pienezza della vita",  ci invita ad esercitare la nostra responsabilità in quanto uomini  ( "Là dove c'è lo Spirito del Signore, là c'è la libertà",  2 Co 3,17 ) ci permette senza interruzione di ripartire di nuovo e non ci abbandona mai nel momento del bisogno. Egli non disprezza la nostra realtà di carne e di spirito nè la condanna.

6.2 Secondo la bibbia Dio è l'amico degli uomini, saggio e paziente, generoso e giusto. Egli ritiene importante non il pagamento della decima sulla menta, l'anice o il cumino ma bensì "la legge, la giustizia e la misericordia" Mt.23,23). Egli abbraccia piuttosto il povero che l'orgoglioso circondato di pompe e di apparati.  Spesso egli è più vicino  a quelli che sono lontani che ai cristiani "praticanti" che si giustificano da soli ma che non sono cristiani che sui banchi di una chiesa e per niente nella vita quotidiana. 

6.3 Noi sappiamo che il nostro discorso su Dio ricorre ad immagini insufficienti : noi non possiamo che evocarlo con un linguaggio umano limitato. Ciò ci obbliga a fare prova di modestia quando ci esprimiamo e  presentiamo delle opinioni teologiche. 
Noi non possiamo imprigionare nè Dio nè "la" verità nella rete delle nostre definizioni . 
"Tocca alla fede cristiana  di conquistare  gradualmente tutta la portata della rivelazione  nel corso dei secoli " ( Catechismo della Chiesa cattolica, 66).  L'immagine dei discepoli di Emmaus,   da cui parte l'Instrumentum laboris del Sinodo per l'Europa è un buon punto di partenza per definire la maniera esatta con cui bisogna parlare di Dio,  di Gesù e della Chiesa . Sarebbe importante di avere sempre dentro di noi che Gesù Cristo ci apre continuamente gli occhi e che tutti noi, compresi gli alti dignitari della Chiesa, siamo uomini in ricerca, sempre portati alla fatica, allo scoraggiamento ed al dubbio.

6.4 E' inammissibile mettere l'accento sul discorso su Dio per distrarre l'attenzione da questioni cosidette " secondarie" come quella della divisione del potere nella Chiesa , di nuove scelte per il ministero ordinato, della revisione della legge del celibato e di un approccio ottimista alle diverse manifestazione della sessualità umana. "Ecco ciò che bisogna praticare senza tuttavia omettere il resto" per evitare che un giorno  "  non ingoiamo il cammello mentre stiamo filtrando la zanzara" (Mt 23,24)

6.5 Noi domandiamo ai vescovi riuniti in Sinodo a Roma,  in unione con tutto il popolo di Dio, di riscoprire questa Europa piena di contrasti così come la nostra Chiesa anch'essa piena di contrasti : la luce e le ombre,  un potenziale enorme per realizzare grandi cose o commettere degli errori, per suscitare in noi speranza  o brividi di paura. L'imperfezione ed il male sono il bagaglio  degli uomini fino ai loro ultimi giorni. Dio non abbandona alcuno dei suoi figli quando egli soffre cose che non possono essere evitate . Per le altre egli si affida a noi per renderle meno pesanti , non per gloriarci di questa responsabilità.

6.6 Gli errori del magistero acclesiale non devono precipitarci nel dubbio e nella disperazione  : "Tutti gli uomini devono pagare un tributo all'errore ed allo spirito del tempo" (Karl Rahner).
Tuttavia bisogna coraggiosamente riconoscere questi errori e confessarli pubblicamente. Nell'Instrumentum laboris ( 44) la Chiesa cattolica deplora una "certa disaffezione" nei confronti del sacramento della riconciliazione. Forse questa "disaffezione" è dovuta all'incapacità assoluta del magistero di riconoscere i suoi errori ? 
Sbagliarsi è umano anche nel cuore della Chiesa ; persistere nell'errore davanti a una migliore conoscenza  costituisce una colpa.

6.7 I vescovi che partecipano al Sinodo per l'Europa devono mostrare al mondo una Chiesa che pratica essa stessa ciò che predica agli altri: promuovere la pace e l'unità nella diversità; condividere realmente le gioie ed i dolori della gente; guidare con tatto gli uomini e le donne perchè capiscano meglio il senso della vita e della sofferenza,  della morte e della resurrezione . La Chiesa dovrebbe anche adottare un linguaggio semplice e promuovere una liturgia che tocchi il cuore e lo spirito dei fedeli in modo da essere "sempre pronti a dare una risposta per vostra difesa  a chi vi chiede il motivo della vostra speranza" (1 Pietro 3,15) . La Chiesa dovrebbe adottare la saggezza espressa da Antoine de Saint-Exupéry: "Se volete portare la gente a stabilirsi in un paese lontano non insegnate loro a costruire dei battelli ma stimolate piuttosto in loro il fascino per l'immensità del mare ! ".

      I
Invito

"E' tempo per noi di non seguire solamente il Papa confermando che la Chiesa è la comunità dei discepoli di Gesù ma vegliando a che la gente di oggi sperimenti veramente la Chiesa come tale"
Peter james Cullinane
Presidente della Conferenza dei Vescovi della Nuova Zelanda 
durante il Sinodo dell'Oceania, autunno 1998 
P.S. Affinchè il Forum di cristiane e di cristiani europei a Roma possa discutere approfonditamente questo testo è indispensabile  la collaborazione del pensiero e dell'azione di molti uomini e donne. 
Per questo motivo preghiamo tutti i lettori e tutte le lettrici di inviare per E-mail i loro commenti all'indirizzo sotto indicato. Vogliate tenere presente che saremo inondati da una grande quantità di osservazioni. Vi preghiamo quindi di trattare l'argomento in modo succinto e concreto e di tenere presente che tutti i testi inviati non potranno essere ripresi interamente nella Dichiarazione finale.
Malgrado ciò noi contiamo sulla vostra collaborazione e speriamo che, grazie ad essa il Sinodo possa essere liberato dalla sua dorata gabbia episcopale e diventare qualcosa che riguardi tutto il Popolo della Chiesa.

Inviare i vostri testi a:

h.feichtlbauer@teleweb.at
 


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Webpage Editor: Ingrid H. Shafer, Ph.D.
  e-mail address: facshaferi@mercur.usao.edu or ihs@ionet.net
Posted 16 September 1999
Last revised 16 September 1999
Electronic text Copyright © 1999 Ingrid H. Shafer